M5S sul Referendum Costituzionale: le ragioni del NO

NOCI –  Il referendum costituzionale per il quale saremo chiamati alle urne il prossimo 4 dicembre è un passaggio obbligatorio previsto dall’ottima Carta Costituzionale vigente, quella che adesso il Gatto e la Volpe (in arte Renzi e Boschi) stanno cercando di modificare a suon di slogan.

Nella Costituzione attuale i padri fondatori hanno inserito una sorta di clausola di salvaguardia che si ispira ad uno dei principi fondamentali della democrazia: se i due terzi di Camera e Senato non riescono a trovare un accordo su tutte le eventuali modifiche alla Carta Costituzionale devono essere chiamati in causa i cittadini attraverso un Referendum. Si lascia il potere finale ai cittadini, cioè a coloro che nel quotidiano subiscono gli effetti delle decisioni prese nei Palazzi.

A differenza del Referendum Ordinario, quello Costituzionale (quello a cui saremo chiamati a votare il 4 dicembre) non necessita di quorum, quindi non c’è una percentuale di votanti minima da raggiungere. Ognuno di noi si prenderà le responsabilità delle proprie scelte, qualsiasi esse siano, anche del non andare a votare.

In questo momento ci troviamo con il rischio di lasciar modificare la Costituzione a gente del calibro di Alfano, Verdini, Napolitano e Boschi. A coordinare il tutto Matteo Renzi, l’uomo scelto da nessuno se non dallo stesso Napolitano rimasto appositamente in carica per avviare un percorso molto pericoloso.

Percorso che da una parte ricorda la dittatura (controllo di stampa e tv con relative epurazioni da parte del Governo) e dall’altra toglie ai poveri per dare ai ricchi (salva banche, depenalizzazione evasione fiscale, Jobs Act.) Il tutto ovviamente sotto i diktat europei e ultimamente anche degli USA.

Cosa potrebbe uscire di buono da questa gente? Quali modifiche migliorative potrebbero fare queste persone alla nostra Costituzione?

I punti fondamentali sui quali si sta basando la campagna del SI sono: abolizione del Senato e relativo risparmio per le casse dello Stato. Purtroppo però non rispecchiano la realtà.

Il Senato non verrà assolutamente abolito ma sarà invece composto da 100 Senatori scelti tra Sindaci e Consiglieri Regionali attraverso un calcolo matematico, e non passando dal volere del popolo, il quale non sarà più chiamato ad eleggere il Senato, in questo modo i sindaci e consiglieri regionali eletti Senatori avranno una doppia carica. Come può svolgere bene il lavoro di Senatore un Sindaco che ha già troppi problemi nella sua città? Come può un consigliere regionale interrompere il proprio lavoro per volare a Roma e decidere su cose che non gli competono?

Per non parlare del fatto che a questi nuovi Senatori spetterà l’immunità parlamentare, cosa che rischia di bloccare diversi processi visto che negli ultimi anni abbiamo avuto scandali in: Lazio, Sardegna, Emilia Romagna, Campania, Lombardia, Calabria e Friuli Venezia Giulia.

Secondo i calcoli questo taglio (e non abolizione) al Senato porterà un risparmio di 48 milioni di euro, a fronte dei 540 milioni di spesa attuale, solo l’8% del totale. Il rischio è quello di dare il potere del Senato in mano a gente inesperta e in alcuni casi anche indagata, solo per un risparmio della spesa del 8%. Per risparmiare davvero sui costi della politica basterebbe che i nostri parlamentari (i più pagati di Europa) si dimezzassero lo stipendio. Si risparmierebbero circa 87 milioni di euro e si otterrebbe il doppio del risultato (16%) lasciando ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti. Il 25/10/16 il Pd ha nuovamente rinviato la proposta di legge del M5S (è stata presentata per l’ottava volta dal 2013) che prevedeva di passare da 5 mila euro netti (pari a un lordo di 10.435 euro) a 5 mila euro lordi (per un netto pari a 2.500 euro), oltre ad altri tagli agli sprechi. Si sarebbero risparmiati 61 milioni di euro all’anno dagli stipendi e 26 milioni di euro tra spese telefoniche e viaggi, senza la bufala dell’abolizione del Senato e senza modificare la Costituzione.

Inoltre se i partiti rinunciassero anche ai rimborsi elettorali (ascoltando il parere espresso dai cittadini nel referendum del 1993) rientrerebbero nelle casse dello Stato oltre 1 miliardo e mezzo di euro.

Con la modifica che andremo a votare, il Senato avrà ancora pieni poteri di voto su molte materie tra cui alcune importantissime come Legge Elettorale e Normative dell’Unione Europea); é falso dire che votare SI serve per superare il bicameralismo perfetto o paritario.

Quindi riassumendo: pochissimo risparmio ottenibile anche in altre maniere, nessuna abolizione del Senato, nessun superamento del bicameralismo perfetto ed eliminazione parziale di sovranità popolare. Perché tutto questo? La risposta ce la dà un documento ormai facilmente reperibile su internet di una delle più importanti agenzie finanziarie del mondo: la Jp Morgan.

Il 28 maggio 2013 la Jp Morgan, leader nei servizi finanziari globali, quindi uno dei tanti poteri forti che spinge per la distruzione della nostra Carta Costituzionale, ha detto chiaramente che “I sistemi politici dei paesi del sud Europa, e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea”. Nello stesso documento si criticano inoltre “le tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori” e “la licenza di protestare se sono proposte modifiche sgradite dello status quo”. Con questo documento Jp Morgan ha invitato a modificare in pratica le Costituzioni “troppo permissive”, pena un lungo periodo di austerity”.

In Italia questo “invito” è stato accolto dai personaggi citati sopra, persone che hanno riscritto la Costituzione in maniera confusionaria senza nemmeno interpellare le opposizioni. Ragionamento ben diverso dai nostri padri fondatori, coloro i quali stesero un testo condiviso da tutte le forze politiche dell’epoca (solo i fascisti votarono contro) rendendolo comprensibile alla maggioranza della popolazione italiana. Secondo loro la Costituzione doveva essere chiara e facilmente interpretabile da chiunque e non solo da esperti del settore.

Per tutto questo e per tutte le altre anomalie che si nascondono dietro questa riforma saremo chiamati a votare il 4 dicembre. Verremo chiamati a prendere una decisione importante; è giusto che tutti sappiano a cosa si sta andando incontro ed è fondamentale informare la gente sulle ragioni del NO. Per questo motivo il M5S Noci sarà presente tutte le domeniche fino alle ore 13:00 in Piazza Garibaldi. Saremo a Vostra disposizione per illustrarvi punto per punto in cosa consiste la riforma e per darvi tutte le spiegazioni possibili al riguardo.

Vi aspettiamo.

#IoVotoNO

M5S – NOCI

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