Il Collettivo SubArdente “improvvisa” al Centro Tinelli

NOCI – La possiamo definire una serata “improvvisata” quella organizzata dall’associazione Don Bosco di Noci presso il Centro Tinelli di via Kennedy. Lo scorso 22 dicembre, infatti, nei locali dell’oratorio nocese si è esibito il Collettivo SubArdente, un ensemble formata dai nocesi Vittorino Curci, Gianni e Donato Console insieme ad altri 15 musicisti provenienti da tutta la regione. Titolo della performance: La Musica improvvisa l’anima.

«SubArdente è un collettivo che riunisce musicisti pugliesi di generazioni diverse provenienti da varie province (Bari, BAT, Taranto e Lecce)», ci spiega Vittorino Curci. «Il collettivo è nato spontaneamente lo scorso settembre a Conversano dopo l’interessantissimo Festival della Conduction, una modalità di direzione orchestra, ideata dall’americano Butch Morris, basata su segni, gesti e cartelli. Questa modalità di direzione consente un’improvvisazione “guidata” e la possibilità di modificare la musica in fase di esecuzione. In quella occasione il gruppo è stato diretto dai maestri Gianni Lenoci, Elio Martusciello e Daniele Ledda, rispettivamente docenti nei Conservatori di Monopoli, Napoli e Sassari». E nei suoi primi tre mesi di vita, il gruppo ha già tenuto diversi concerti a Martina Franca, Mola, Bari e Bitonto. Venerdì scorso il collettivo si è riunito, in formazione ridotta, a Noci, dove erano presenti vibrafono, chitarra elettrica, tre sassofoni, flauto, clarinetto basso, voce, batteria, elettronica. Da dove nasce il nome SubArdente? «Il nome è nato da una proposta del batterista Walter Forestiere. È un nome che rimanda a qualcosa di inesprimibile che arde nel profondo, una sorta di fuoco sotto la cenere che è in ciascuno di noi. Insomma, il fuoco dell’arte e il suo ineffabile mistero».

Oltre la musica, anche le parole hanno fatto da contorno alla serata come una frase scritta in formato gigante su uno dei muri: La vita è come il jazz… è meglio quando si improvvisa. «Io credo che sia ancor più vero il contrario: Il jazz (l’improvvisazione) è come la vita… perché è musica del nostro tempo, e del nostro tempo esprime tutta la precarietà, l’inconsistenza, le contraddizioni, i conflitti, i dubbi laceranti, le sconfitte, e con essi il bisogno inderogabile di prestare ascolto all’altro con compassione sincera e tanta, tanta speranza per il futuro. Insomma, è musica che non si arrende, che ha fiducia nell’uomo. Musica di lotta e di resistenza».

Filo conduttore della serata, però, sono stati due progetti che l’associazione Don Bosco vuol portare a compimento. Il primo Una Casa per Don Bosco, vuol cercare di trovare nuovi spazi «per i nostri ragazzi e la loro determinante passione nelle attività che svolgono», mentre il secondo Nairobi Slum: Fratelli Africani con Fra Ettore Marangi, vuol essere un «gesto di condivisione con chi vive lontano chilometri ma vicino al nostro cuore, un aiuto al nostro caro amico Ettore e ai suoi fratelli di vita!» Infatti, durante la serata è stato allestito un banchetto con cibi e bevande, il cui il ricavato è stato destinato ai due progetti, nella speranza che vengano presto raggiunti e portati a termine.

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