Cento anni fa la nascita di San Giovanni Paolo II

NOCI – Riceviamo e pubblichiamo contributo letterario da parte del dott. Piergiuseppe Gabriele:

Il 18 maggio di cento anni fa nasceva a Wadowice, in Polonia, Karol Wojtyla, futuro papa Giovanni Paolo II. Da bambino il piccolo Karol era molto legato ai suoi genitori Emilia e Karol, alla passione per le amicizie, al campeggio e, in seguito da adulto, alla cultura teatrale, alla letteratura che riusciva a coniugare con un rapporto spirituale nutrito verso la montagna.

Durante la Seconda guerra mondiale non ebbe timore di recarsi di nascosto in chiesa, frequentare il corso di seminario e aiutare molti ebrei con i quali da sempre aveva convissuto in una Polonia inclusiva e artistica nel pluralismo dell’educazione e della tolleranza religiosa. Giovanni Paolo II si pone come modello all’interno di un contesto bellico che aveva dilaniato socialmente la Polonia e l’Europa tutta, specialmente lavorando nelle cave di pietra della Solvey per guadagnare qualcosa per la sua famiglia che da tempo era stata colpita dal precoce lutto della madre e del fratello maggiore.

La fede, la vocazione, l’aspetto di pastore instancabile, è sempre stato sempre un tratto peculiare della sua personalità che ha saputo rafforzare in periodi della storia così tragici. Karol è sempre stato l’uomo della sofferenza e delle prove difficili, quasi imperscrutabili, anche a causa di questa sua santità che oggi veneriamo, notando anche come egli l’abbia vissuta con pazienza e sacrificio durante il periodo della sua esistenza e del suo pontificato.

Dopo la fine del Secondo conflitto mondiale egli con forza si è battuto per gli ideali liberi di patria, fede, pensiero e nazione. L’Unione Sovietica, evidentemente, se era stata fondamentale per la liberazione dell’Europa dal nazifascismo, dall’altra prendeva il posto occupato da quelle teorie e propagande assurde e folli che poi hanno diviso il mondo conducendolo poi verso una guerra atroce.

Proprio dal 1945, il futuro papa polacco, scese in prima linea per affermare la centralità del popolo polacco nei suoi diritti e nelle sue tradizioni, tanto che nel presente vediamo in lui una forte propensione verso l’ammirazione dell’indipendenza nazionale e una avversione, sempre contenuta ed efficace, nel combattere il trionfo delle ideologie marxiste e materialistiche che pervadevano l’Europa.

La testimonianza del santo pontefice percorre i tratti anche di molti suoi amici e conterranei che erano stati imprigionati da fedeli combattenti della libertà, tanto da guadagnarsi fama fino a Roma dove giungevano le voci soddisfacenti in merito alla famosa “Chiesa del silenzio”. Certamente non dobbiamo prendere alla lettera questa espressione, bensì, dobbiamo comprendere che la vera Chiesa è quella che sa anche annunciare il Vangelo ad ogni costo, rischiando ogni conseguenza per la maggior gloria di Dio, senza compromessi o reticenze. Si avverte una certa necessità, anche oggi, di una Chiesa che si munisca meno di “operai manuali” per attirare e formare nuovi giovani alimentati da cultura e spirito di coraggiosa predicazione, sempre fatto di poco clamore, nella calma.

Del resto, come insegna San Giovanni Paolo II, proprio quando la Chiesa agisce osteggiata dà i frutti più prelibati e duraturi. Wojtyla è stato anche uno dei protagonisti del Concilio Vaticano II tanto da essere uno dei redattori della costituzione dogmatica Gaudium et spes, sulla difesa dell’uomo come essere pensante e dotato della libertà che già Dio gli ha donato sin dalla creazione del mondo insieme al diritto alla vita che va sempre protetta e salvaguardata. Dopo il brevissimo pontificato di Giovanni Paolo I, chiamato affettuosamente Papa Luciani, viene eletto papa la sera del 16 ottobre 1978 in una Piazza San Pietro stracolma di gente e di fedeli trepidanti.

E’ stata, quella sera, un momento epocale di grande cambiamento storico, un cambiamento espresso non nell’immagine meramente apparente, ma nella sostanza e nei contenuti che più tardi si sarebbero rivelati. Conosciutissimo in Italia anche dagli ambienti intellettuali, era stato protagonista in Polonia della diffusione di libri su Gesù e sulla sacralità della nascita in particolare che portavano la firma di famosi scrittori come Vittorio Messori e Oriana Fallaci. Il percorso di Giovanni Paolo II passa attraverso processi storici come il crollo del muro di Berlino, dolori personali come l’attentato subìto in Piazza San Pietro il 13 maggio 1981 e la terribile malattia del morbo di Parkinson.

Nessuno di chi lo ha vissuto come papa e come uomo dimenticherà i suoi viaggi apostolici in tutto il mondo, le folle oceaniche, gli abbracci, i sorrisi, ma anche l’imperturbabile raccoglimento che dedicava alla recita del Rosario e alla santa messa, trasmettendo sempre la figura di un pontefice che traduce il suo stare con la gente non con una sorta di slancio emotivo dall’aspetto spinto e incontrollato, ma come un mutuo arricchimento ponendo sempre al centro Cristo e la Chiesa con impeccabile dignità. San Giovanni Paolo II ha terminato il suo percorso terreno la sera del 2 aprile 2005.

Ricordo con commozione quei momenti di ansia e preoccupazione generale, la piazza ancora stracolma come la sera della sua elezione e poi quella finestra illuminata nel cielo notturno e placido di inizio primavera. Tutto contribuisce, credo ancora oggi, alla memoria e anche ad una maggiore positiva gelosia verso quei valori autentici che questo grande papa ha voluto enfatizzare e portare in giro per il mondo senza mai fermarsi, senza mai indietreggiare, senza alcun ripensamento.

Proprio come facevano gli apostoli. Wojtyla è anche il santo dei giovani, piuttosto direi della giovinezza, perché egli ci invita ad avere una vera giovinezza, quella dell’animo che convive e si nutre della vera fede che, in realtà, mai invecchia a meno che non lo decidiamo noi.  Talvolta sfoglio un libro fotografico che lo ritrae in svariati momenti della sua luminosa esistenza, sono colpito continuamente dalla sua forza, dall’energia e dal sorriso, dalla comunicazione instancabile come in quell’Angelus muto della Domenica delle Palme del 2005.

Ritengo, inoltre, che la nostra vita debba essere un po’ come il Vangelo che veniva sfogliato vigorosamente dal vento il giorno dei suoi funerali, un continuo annunciare senza fine. Preghiamo e festeggiamo, quindi, questo grande santo pontefice e cerchiamo anche di interpretare molte dinamiche dell’oggi poco chiare che forse la sua biografia di uomo e papa possono aiutarci ad interpretare e, possibilmente, a correggere meglio aprendo e spalancando sempre le porte a Cristo, proprio come lui era solito affermare.

 

Piergiuseppe Gabriele

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