Espiazione pene, nocese in carcere

NOCI – Questa mattina i carabinieri del Comando Provinciale di Bari ha dato esecuzione ad un provvedimento di cumulo pene, emesso lo scorso 22 settembre dalla Procura Generale della Repubblica di Bari, nei confronti di 13 persone appartenenti ad un gruppo malavitoso dedito al traffico e allo spaccio di droga, operante nel sud Barese in una vasta area compresa tra i comuni di Casamassima, Cellamare e Altamura.

Tra i coinvolti nell’operazione c’è anche il 39enne nocese Gianluca Mele, che dal regime di arresti domiciliari è stato tradotto nel carcere di Turi, dove dovrà scontare complessivamente 6 anni di carcere. I provvedimenti scaturiscono da un’importante operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari dell’ottobre 2013 denominata Strike, che consentì di sgominare un’organizzazione criminale, operante nella zona sud della provincia barese, dedita al traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, aggravata dall’utilizzo di armi ed esplosivi attraverso i quali il gruppo imponeva la propria supremazia sul territorio. In totale, nella richiamata operazione, furono 15 gli arresti eseguiti e diverse furono le persone denunciate in stato di libertà, alcune delle quali oggi colpite da ordine di espiazione pena o ordine di carcerazione per cumulo pena.

L’attività principale del gruppo criminale era il traffico degli stupefacenti, in particolare eroina, cocaina e hashish, che consentiva ai componenti del sodalizio di ottenere ingenti guadagni, in parte utilizzati anche per mantenere le famiglie dei sodali detenuti.

Quella disarticolata era una potente organizzazione armata, in grado di disporre di un arsenale di tutto rispetto, costituito da armi di vario genere, compresi fucili d’assalto Ak 47 Kalashnikov. In tale ambito, significativo risultò il sequestro di armi operato nel 2006 dai Carabinieri di Gioia del Colle. In quell’occasione furono arrestati Ciamarrusti Antonio e De Iure Domenico, (il primo dei quali colpito oggi da ordine di esecuzione per la carcerazione ad anni 8 di reclusione), poiché in un garage di loro pertinenza furono rinvenuti: 1 Kalashnikov, 2 pistole mitragliatrici (HKMP5 e Micro UZI), 4 fucili, 8 pistole e due giubbotti antiproiettile, oltre a numerose munizioni di vario calibro. Gli accertamenti balistici permisero di accertare che il Kalashnikov era stato usato nel clamoroso attentato avvenuto nel maggio del 2004 contro Cosimo Di Cosola, capo dell’omonimo clan mafioso barese. In quell’occasione ignoti esplosero una raffica contro l’abitazione del boss barese e lanciarono una granata che distrusse l’auto del famigerato esponente criminale.

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