Liceali “a lezione” da De Chirico

NOCI – Anche noi “siamo ritornati al Castello”, quello di Conversano, che fino al 19 novembre ospiterà la mostra di Giorgio de Chirico, evento che prende il nome dal dipinto esposto nell’ ultima delle tre salette dell’allestimento, raffigurante un cavaliere che, attraverso un ponte, raggiunge un castello.

La mostra ci propone in particolare opere tarde,  risalenti agli anni ’60 e ’70 del Novecento, periodo in cui l’artista fu particolarmente prolifico. Il percorso espositivo si snoda attraverso tre sale : la prima propone al visitatore un ampio repertorio dei soggetti più ampiamente ricorrenti nell’intero percorso artistico di De Chirico; nella seconda si entra nel vivo del Realismo; l’ultima ricorda il ritorno ai temi metafisici che avevano contrassegnato le produzioni giovanili, ma che, a ben vedere, non erano stati mai abbandonati.

Tra oli, litografie e sculture, la mostra offre l’opportunità di esplorare il mondo interiore di De Chirico: i suoi quadri costituiscono un mix di trascendenza e inquietudine, come abbiamo potuto costatare guardando alcuni di quelli che sono considerati dei classici dell’artista, come Le Muse Inquietanti o Gli Archeologi e anche I Trovatori.

Non abbiamo potuto non apprezzare la versatilità del nostro “pictoroptimus” e siamo rimasti ammirati dal suo coraggio e dalla sua curiosità per la sperimentazione: i suoi quadri sono degli esperimenti e, indipendentemente dalla tecnica pittorica utilizzata -che usi acquerelli, pastelli o tenga in mano un pennello o una matita-  De Chirico riesce sempre a regalarci delle autentiche opere d’ arte, elevando a un livello superiore dei semplici oggetti, come delle rose , pur quando vengono rappresentati per quello che sono realmente.

Ma ciò che più abbiamo apprezzato è l’abilità di De Chirico nel combinare tra loro temi apparentemente inconciliabili: i riferimenti mitologici  vengono associati ai temi cavallereschi; le stazioni ferroviarie e le locomotive  non stridano affatto accanto a viaggiatori che siedono in groppa a destrieri.

I cavalli, le muse, il castello, la piazza, i cavalieri sono gli elementi base di un ricco repertorio con continui rimandi  al passato, alla letteratura, alla metafisica e al teatro. Ogni suo dipinto suscita in noi l’impressione di assistere ad una vera e propria messa in scena, i cui protagonisti non sono uomini ma manichini dai visi anonimi, privi di lineamenti personalizzanti, inseriti in un contesto spaziale e temporale indefinito.

Tuttavia queste “messe in scena” sono state penalizzate da fattori tecnici: non ci aspettavamo, per esempio, che opere di un certo rilievo non fossero ben esposte; il pittore non ha avuto lo spazio che meritava, poiché le stanze dell’allestimento sono fin troppo ristrette, e soprattutto le luci  non valorizzano abbastanza la maestosità dei colori e non consentono la fruizione dei  particolari.

Ma nonostante ciò, i difetti logistici non ci hanno impedito di cogliere e comprendere il linguaggio pittorico dell’artista, che ci induce a guardare con occhi diversi una realtà dove l’ordine, l’armonia e la serenità, che l’ occhio umano pretende di cercare, non sono altro che illusori. Così come il cavaliere perseguendo il suo sogno ha superato tanti ostacoli, anche quelli ritenuti impossibili, per giungere al castello, l’artista ci incita ad oltrepassare i limiti e a non fermarci davanti a nulla pur di raggiungere i nostri obiettivi.

 

Redazione di Istituto – IIS “Da Vinci – Galilei”

Angela Plantone, Giulia Tinelli

e i compagni della V A LSU

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