Lamadacqua: le origini, la storia (parte terza)

NOCI – Con questo ultimo appuntamento arriviamo alla fine della storia della contrada di Lamadacqua. Una storia che purtroppo non si conclude con il classico «e vissero per sempre felici e contenti». Come è stato possibile capire, la contrada, negli anni, ha avuto un ruolo non indifferente nella crescita del nostro comune. Purtroppo, di tutto questo, oggi non ne rimane più nulla. Possibile che una bella realtà come quella di Lamadacqua sia destinata a scomparire?

L’ABBANDONO. Per vent’anni Lamadacqua è un punto di riferimento per gli abitanti della zona, nonché per tanti nocesi, grazie all’instancabile lavoro di don Pasquale Tinelli. A partire dagli anni 2000 sono sempre meno le attività e le manifestazioni che vengono ospitate nel Centro dei Servizi Sociali e il borgo inizia a perdere la vivacità che un tempo lo contraddistingueva. Solo il punto di ristoro e l’asilo risultano funzionanti; anche la parrocchia è, col tempo, soppressa: fino a tre anni fa si celebrava almeno la Santa Messa domenicale nel periodo estivo. Sono tanti gli appelli sui vari giornali locali per risollevare le sorti della contrada al grido di «Lamadacqua deve risorgere».

L’interno della Chiesa dedicata a Maria SS Assunta
L’interno della Chiesa dedicata a Maria SS Assunta

IL RESTAURO. Nel novembre del 2010, la chiesa, attraverso il Comune di Noci e la Regione Puglia, è ceduta a titolo gratuito all’Ente parrocchiale Santa Maria della Natività, ovvero la Chiesa Madre di Noci. Subito dopo questo passaggio il Comune segnala alla parrocchia, nuova proprietaria dell’immobile, il degrado di due delle guglie del campanile dovuto al distacco del copriferro che rivestiva l’armatura. La parrocchia provvide allo smontaggio delle campane e alla rimozione cautelativa dei calcinacci pericolanti. Successivamente, dopo vari incontri tra don Peppino Cito, don Pasquale Tinelli e i Tecnici della Diocesi si programma che prima o poi sarebbe stato necessario intervenire sulla struttura per preservarne l’integrità. Gli architetti Piernicola Intini e Piero Intini scoprirono che i progetti originali di Plinio e Paolo Marconi sono custoditi presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma. Ciò permette di incominciare l’iter burocratico presso il Segretariato Regionale, il quale, qualche mese fa, ha posto il vincolo monumentale, nonostante non siano trascorsi i 70 anni dalla costruzione dell’immobile, candidando il progetto ad un finanziamento dei contributi 8×1000 che annualmente la Chiesa Cattolica destina ai beni culturali ecclesiastici. Il progetto in corso prevede il restauro conservativo della chiesa ed il recupero funzionale del campanile, per il quale si prevede un non semplice intervento di consolidamento. È in atto la campagna diagnostica su strutture e materiali e, secondo gli architetti nocesi, sarà una interessante occasione di sperimentazione di “restauro del moderno”, attività di cui si sentirà parlare sempre più spesso nei prossimi anni. Considerando le lungaggini burocratiche e i vari assensi, i lavori potrebbero partire subito dopo la primavera 2017.

Il prima e il dopo i lavori di messa in sicurezza del campanile nell’estate 2016
Il prima e il dopo i lavori di messa in sicurezza del campanile nell’estate 2016

IL FUTURO. Il Centro è la realizzazione di un sogno impossibile, concretizzato, come già spiegato, negli anni della ricostruzione e del boom economico, generando dell’ottimismo tra la gente dell’epoca. «La chiesa nasceva per favorire la pratica religiosa della popolazione rurale della zona; ora c’è crisi di vocazioni, i sacerdoti sono sempre meno e il culto e la devozione tra le nuove generazioni è ormai in disuso perfino nelle feste più sentite». Le automobili, sempre più numerose fra le persone, hanno facilitato il raggiungimento del centro abitato, permettendo il trasferimento di numerose famiglie dalle campagne al paese. Un mondo sempre più «smart» e connesso ha favorito il centro alla periferia. Ma tutto questo non deve farci perdere la speranza. La ristrutturazione della chiesa, oltre a preservare il bene architettonico, salvaguardandolo da ulteriori guasti, può proiettare il passato nel futuro attraverso un’operazione di aggiornamento del Centro in base alle nuove esigenze. Attraverso nuove idee e nuovi sogni “impossibili”, Lamadacqua potrà ritornare a vivere.

Il Centro dei Servizi di Lamadacqua nel 2016, prima dei lavori di restauro. È possibile notare la particolare copertura a trullo della Chiesa.
Il Centro dei Servizi di Lamadacqua nel 2016, prima dei lavori di restauro. È possibile notare la particolare copertura a trullo della Chiesa.

La grande quantità di informazioni ha permesso di suddividere la storia di Lamadacqua in tre appuntamenti. A scarseggiare, invece, è il materiale fotografico datato della costruzione o dei primi anni di vita del Centro per i Servizi Sociali. Se sei in possesso di alcune fotografie che ritraggono la vita della contrada e vuoi condividerle con noi e con la comunità nocese, contattaci all’indirizzo mail redazione@legginoci.it così da poter vedere con occhi diversi il ridente e festoso borgo di Lamadacqua.

 

Fonti: Si ringrazia Maria Vittoria Quarato e Francesco Recchia per le fotografie, nonché la Biblioteca Comunale, nella persona di Giuseppe Basile, per il materiale fotografico più datato.  Si ringraziano inoltre Pasquale Gentile e gli architetti Piernicola Intini e Piero Intini per le informazioni fornite. Altre notizie sono estrapolate dagli articoli della Gazzetta del Mezzogiorno, dal Noci Gazzettino, da La Voce Pugliese e dai testi “Noci: percorsi storici nel centro antico” di Pasquale Gentile e “La Storia di Noci” di Chiara Maria Pugliese.

 

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