Lamadacqua: le origini, la storia (parte prima)

NOCI – A 15 chilometri da Noci, al confine con il territorio di Mottola, si ignora l’esistenza di una cittadina, oggi quasi del tutto scomparsa, ma che è stata, per una ventina d’anni, l’esempio di comunità attiva, avendo tutte le carte in regola per poter crescere sempre più. Nonostante la sua storia sia abbastanza recente, una buona ricerca ha permesso di trovare informazioni utili a comprendere i vari cambiamenti del territorio nocese. In tre appuntamenti cercheremo di conoscere cosa Lamadacqua è stata per Noci, cercando di capire cos’è andato storto nella sua crescita e cosa si può fare per far ritornare quella contrada ai vecchi splendori che un tempo la contraddistinguevano.

IL TOPONIMO. Prima di tutto cerchiamo di capire da dove potrebbe derivare il toponimo. La maggior parte dei nomi delle contrade nocesi si rifà ai cognomi dei primi proprietari, come dimostrano alcune masserie denominate Morea, Albanese o Montone. Altri nomi si riferiscono a boschi o terreni recintai, denominati parchi o difese, come dimostrano i toponimi Parcorotto e Difesa. Altri derivano, invece, da alcuni elementi geologici presenti nel nostro territorio, come piccole alture (Monte Imperatore, Monte Verde, Serrone), cavità o grotte (Gemmabella) o, come nel nostro caso, avvallamenti carsici denominati appunto lame.

I toponimi delle varie contrade presenti nella Zona D, al confine del Comune di Noci
I toponimi delle varie contrade presenti nella Zona D, al confine del Comune di Noci

LE ORIGNI. Prima di parlare di Lamadacqua, si rende necessario conoscere la storia di una nota contrada, la quale assume il nome di una delle nostre più belle masserie. La storia di Lamadacqua, infatti, è strettamente collegata a quella di Bonelli. Costruita intorno al 1500, nel corso degli anni, è la dimora di molti possidenti, tra i quali il Conte di Conversano. Nel 1859, a seguito di un’asta, la masseria viene acquistata dal sacerdote Antonio D’Onghia e, successivamente, ceduta in proprietà al Comune di Noci. Da questo momento fino alla fine del secolo, Bonelli è la protagonista di varie suddivisioni che portano a mutare la forma originale del suo territorio.

Una prima suddivisione avviene nel 1871, quando il Ministero dell’Agricoltura autorizza il Comune di Noci a dissodare e disboscare una parte dei terreni della contrada, denominato Basso Bonelli, permettendo la costruzione di cinque masserie. Dette masserie, situate al confine tra il territorio di Noci e il territorio di Mottola, prendono il nome di Saponiera, Lo Scorso, Foggia Nuova, Cancello e Lamadacqua.

Masseria Lamadacqua 2016
Masseria Lamadacqua 2016

La seconda suddivisione, la più incisiva, avviene sul finire del 1800 quando si procede a tre importanti quotizzazioni. La prima, nel 1890, divide il territorio della Masseria di Lamadacqua, assegnandolo ai cittadini più bisognosi. Tali quote, chiamate “partite”, caratterizzano la maggior parte del territorio nocese, il quale è contraddistinto con l’espressione dialettale “abbasce e partite”.

Da quel momento la vita trascorre tranquilla a Lamadacqua. Ma nulla è per sempre. Dalla seconda metà del ‘900, i vari contadini sono abbandonati a loro stessi e solo nel dopoguerra le varie amministrazioni cercano di adottare delle soluzioni per aiutare gli abitanti della zona, la quale risulta essere la più popolata dell’intero territorio nocese.

Immagine satellitare: suddivisione del territorio in “partite” nei pressi di Bonelli (in basso al centro)
Immagine satellitare: suddivisione del territorio in “partite” nei pressi di Bonelli (in basso al centro)

Appuntamento a mercoledì con la seconda parte, dedicata alla nascita del Centro dei Servizi Sociali di Lamadacqua.

 

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