Incertezza e insoddisfazione, economia e libertà

NOCI – Perché la società attuale tende ad essere sempre più incerta e insoddisfatta? Cercherò di rispondere a questa domanda, facendo riferimento al nuovo capitalismo. Per aggirare le connotazioni negative del vecchio concetto di capitalismo è andato sempre più diffondendosi l’uso dell’espressione “capitalismo flessibile”. Ma di cosa si tratta? La flessibilità mette sotto accusa le rigidità burocratiche e la routine nel lavoro. Ai lavoratori viene chiesto dunque di comportarsi con maggiore versatilità, di essere pronti a cambiamenti con breve preavviso, di affidarsi meno ai regolamenti e alle procedure formali.

Quindi meno regole da seguire, più libertà personale e maggiore controllo della propria vita, ma a tutto questo segue precarietà e incertezza sul futuro e maggiori rischi da correre per potersi affermare. Cosa potrebbe comportare tutto questo? La flessibilità genera inevitabilmente una certa ansietà, nessuno sa quali rischi valga la pena correre, o quali percorsi sia opportuno seguire.

Il risvolto della flessibilità che genera sicuramente più confusione, è forse il suo impatto sul “carattere” dei singoli individui. Il “carattere” indica soprattutto i tratti permanenti della nostra esperienza emotiva.

Tra la moltitudine di sentimenti e valori in cui ci troviamo costantemente immersi, siamo sempre impegnati nel tentativo di validarne e rafforzarne qualcuno e questi andranno a definire quelli che sono i nostri tratti personali.

Allo stato attuale, si vanno affermando sempre più sentimenti e atteggiamenti, quali il narcisismo, l’edonismo, la competizione che sfocia spesso nella prevaricazione, l’egocentrismo, che potrebbero comportare una diminuzione di empatia con conseguente superficialità nelle relazioni.

Al contrario, l’affidabilità, la dedizione, la fedeltà, sono virtù a lungo termine ormai superate in una società che richiede continuo cambiamento.

Tutto questo genera un senso di instabilità che si riflette nell’ incertezza sugli ideali da seguire, sulle regole da rispettare, tutto è messo in discussione, le regole non si accettano per quel che sono, ma si tenta di spiegarle, interpretarle, rinnovarle, e questo comporta inevitabilmente la messa in discussione di tutto.

Oggi il timore di infrangere le regole, è sostituito dalla paura dell’inadeguatezza. Inadeguatezza che significa: incapacità di acquisire la forma e l’immagine desiderate, difficoltà di rimanere sempre in movimento, difficoltà a mantenersi sempre flessibili e pronti ad assumere modelli di comportamento differenti, di essere allo stesso tempo argilla plasmabile e abile scultore.

Tutti si sentono liberi, però liberi nella prigione che ciascuno si è costruito. Vogliamo più libertà e meno sicurezza, diceva il padre della psicoanalisi, ma se fosse vissuto oggi si sarebbe ricreduto, scrive il sociologo Bauman. Lo psicoanalista Erich Fromm nel suo libro “Fuga dalla libertà”, espone una delle sue tesi più originali: “l’uomo d’oggi ha raggiunto la libertà, ma non riesce a usarla per realizzare completamente se stesso, anzi, la libertà sembra averlo reso fragile e impotente”

L’uomo riuscirà a gestire questo genere di libertà? L’uomo sembra agire esclusivamente sulla base dei propri interessi personali in vista di un accrescimento delle risorse economiche private, a discapito di qualsivoglia ordine e rispetto per se stessi prima che per gli altri; la frenetica ricerca al successo e alla notorietà personale svuotano di significato ogni domanda sul senso.

Da tutto questo, inevitabilmente, ne deriva un sistema che emana indifferenza nei confronti degli sforzi umani e fa emergere sempre più un senso di sfiducia, una condizione in cui non c’è motivo di aver bisogno di qualcuno, e, allo stesso tempo, non esiste più una ragione decisiva per richiedere un rispetto agli altri e per questo si tende ad essere sempre più individualisti.

Pratiche di questo tipo diminuiscono in modo evidente l’impressione di essere necessari agli altri. Gli individui cosi si trovano sempre più a vivere una condizione di profondo disorientamento esistenziale, affettivo, relazionale ed essere genitore di questi tempi presuppone il non saper come comportarsi con i propri figli, perché a differenza della vecchia generazione da cui sono stati ereditati valori etici ma anche regole, i genitori oggi non sono in grado di restituire tali certezze perché sottoposti a nuove virtù camaleontiche che caratterizzano l’attuale società. Le persone oggi, forse, rinuncerebbero a parte della propria libertà pur di essere salvate dal fantasma dell’insicurezza esistenziale che incombe.

Vito Giuseppe Mansueto

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