Il Centro Studi fa rinascere il dialetto nocese cantandolo “a ccungirte”

NOCI – Il Centro Studi sui Dialetti Apulo-Baresi non poteva salutare in un modo migliore il 2016 appena trascorso. Il 21 dicembre, infatti, presso la sala convegni Pio XII, il dialetto è stato protagonista di un vero e proprio ccungirte realizzato dalla neo-band I Capasuoni. In “Si chiamerà Dialetto” è la musica la vera protagonista, nonostante non siano mancati momenti di riflessione sul ruolo importante del dialetto all’interno di una comunità, così come i vari luoghi tipici che compongono la vera essenza di un paese, in questo caso la nostra amata Noci.

A presentare il gruppo, formato da Giuseppe Liuzzi (voce e chitarra), Gianni Pinto (chitarra classica), Francesco Sgobba Palazzi (pianoforte) e Francesco Bianco (batteria e percussioni), troviamo una colonna portante del Centro Studi, ovvero Mario Gabriele, il quale, attraverso un dialogo filosofico in dialetto nocese, ha marcato gli aspetti più arcaici della nostra lingua, i cui protagonisti sono i due filosofi Eraclito e Leibniz.

A seguire I Capasuoni hanno intrattenuto il pubblico con una rivisitazione in dialetto dei brani di Fabrizio De Andrè, ovvero Nu chìmeche (Un chimico), Nu ggiùdece (Un giudice) e Nu pacce (Un matto). A questi si aggiungono Réte o parète, E pénze a tè, A canzòne di fiure, U fungère puérche, Fondine e l’inedita Quanda fregature del compositore nocese Enantino, alle quali si aggiunge Lu bene mio del cantante foggiano Matteo Salvatore e alcune canzoni inedite come La canzone di Maria e Song for Noci di Giovanni Laera (il cui testo è interamente in italiano), Jì sò di Nusce di Vincenzo Laera e Rόse che ssémbe, scritta da Giovanni Laera, Giuseppe Liuzzi e Domenico Laera e tratta da una poesia di Mario Gabriele. A conclusione, per augurare a tutti un buon Natale, sempre di Enantino, è stata eseguita U Natèle d’Enandine.

A intervallare le due parti dell’esibizione musicale, troviamo Caterina Quarato la quale ha interpretato un monologo scritto interamente da lei, intitolato U Natèle de Dialétte. Il testo, partendo da una poesia di Gianni Rodari tradotta in nocese, racconta la storia di un uomo chiamato Peppine e soprannominato Dialétte perché ultimo dialettofono del paese, al quale spetta il compito di far rinascere il dialetto, perché all’interno della sua comunità nessuno vuole continuare a parlare la sua lingua. A seguire è stato proiettato il corto Capriccio Nocese, realizzato da Luca Curci, girato interamente nei luoghi più significativi del nostro territorio come il borgo antico, le piazze e le vie principali, la scalinata della stazione, la Madonna della scala e la Madonna della croce. Sia il monologo che il corto sono stati accompagnati dalla chitarra del già citato Gianni Pinto.

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Infine, il Centro Studi ha invitato i presenti al tesseramento per il nuovo anno, con la speranza di incrementare il numero di iscritti. Come già anticipato nella conferenza stampa della manifestazione, saranno sempre tante le iniziative e le manifestazioni che il Centro Studi continuerà a promuovere, proprio per recuperare ciò che rimane del nostro dialetto, riportandolo al centro dell’attenzione e facendo avvicinare, al suo studio, anche le nuove generazioni.

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