Giacovelli e Blasi, tracce angioine su territorio nocese

NOCI – Continuano gli appuntamenti sulle conferenze storiche di “Settembre in Santa Chiara”, organizzati dalla Biblioteca Comunale e dal Centro culturale “Giuseppe Albanese”, in collaborazione con l’associazione “Terra Nucum” e la Pro Loco locale. Il terzo appuntamento di giovedì 22 settembre, intitolato “Noci in Età Angioina” ha visto la partecipazione di Domenico Blasi, direttore del gruppo “Umanesimo della Pietra” e Francesco Giacovelli, architetto e storico del territorio, i quali hanno cercato di spiegare al pubblico presente le tracce angioine presenti nel nostro paese, portando così agli storici alcuni elementi che possono portare a pensare a Noci in età angioina, ricollegandosi ai falsi storici che Pasquale Gentile ha cercato di spiegare nel primo appuntamento.

«Data la scarsità delle fonti, bisogna andare per indizi» spiega Giacovelli. «La storia non si fa solo studiando i documenti, ma studiando anche reperti archeologici, manufatti, affreschi o studiando cartine geografiche. L’interazione di questi dati permette di affrontare enigmi abbastanza ostici come quello di Noci in età angioina». Le prime notizie documentate di Noci le si hanno a partire dal 1180, quindi in quell’epoca esistevano già sia la chiesa che il paese di Noci. Però «gli angioini all’inizio del 1300 organizzarono solide basi per un costante sviluppo demografico e un ridisegno urbano. Una politica di urbanizzazione mirata solo per alcuni casali, tra cui Noci, consistente nella rifondazione, potenziamento e ripopolamento ed ampliamento di edifici religiosi». Di certo il principe Filippo d’Angiò non ha fondato l’antico casale di Santa Maria delle Noci, ma può aver contribuito ad un suo ampliamento, proprio negli anni in cui si svolge la tanto raccontata leggenda.

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Attraverso alcuni interrogativi, invece, Domenico Blasi ha cercato di fare il punto della situazione sul perché la storia angioina si intreccia con la nascita di alcuni comuni della Puglia centrale. «Perché c’è interesse nella storia angioina? Perché c’è a Noci e in altri paesi, la presenza di Filippo primo d’Angiò? E perché non ha potuto ampliare la chiesa?»  Nonostante il principe di Taranto fosse un pessimo soldato con notevoli errori strategici, è il protagonista di molte leggende sulla nascita di alcuni comuni come Noci, Martina Franca e Altamura, nonostante, come riportano alcuni documenti, in quel periodo era assente dalle nostre terre. Enrico Gioia, uno dei più grandi storici locali, riporta queste vicende perché da storico doveva fare il punto della situazione nonostante non ci fossero documenti. «Dalla caduta dell’impero romano, per sei secoli, non ci sono né fonti, né documenti. Così gli storici erano portati a costruire quest’impalcatura».

Capire come realmente stanno le cose, senza incappare in falsi miti, è diventato un lavoro faticoso, grazie alla scarsa quantità di informazioni sul nostro passato. «Gruppi come quelli del gruppo “Umanesimo della Pietra” sono essenziali perché riuniscono appassionati per mettere dei tasselli per creare la storia della propria comunità» ha commentato infine Giuseppe Basile, coordinatore della manifestazione. Inoltre i lavori per il restauro del campanile hanno permesso di far luce a importanti novità in ambito angioino, sia per quanto riguarda la Chiesa Madre che campanile stesso.

L’appuntamento con la storia locale è con l’ultimo incontro della rassegna di conversazioni storiche, che farà il punto su un altro grande patrimonio del nostro territorio, con la conferenza intitolata “A cinquant’anni dalla morte di don Emanuele Caronti, fondatore dell’Abazia della Madonna della Scala di Noci” a cura di padre Gennaro Antonio Galluccio O.S.B. Inoltre, nell’evento, sarà presente una mostra fotografica sull’abazia benedettina nocese.

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