Emergenza Centro Italia: il racconto di due studenti nocesi

NOCI – Negli ultimi giorni i giornali e i telegiornali non parlano d’altro. Sono due, principalmente, le notizie che rappresentano un’Italia sofferente ma che non si ferma e combatte di fronte alle emergenze che sta vivendo.

La prima, quella del terremoto, ha portato paura nelle zone già colpite lo scorso anno con le forti scosse del 24 agosto e del 30 ottobre. A queste si aggiungono le quattro forti scosse dello scorso 18 gennaio, dalle 10.25 alle 14.33, con una magnitudo superiore ai 5 gradi della scala Richter. Contemporaneamente, si aggiunge l’emergenza neve, che ha colpito il centro-sud dell’Italia portando disagi a molti cittadini. Tanti i comuni isolati sull’appennino da oltre 5 metri di neve, ai quali si aggiunge il rischio valanghe provocate proprio dal movimento della crosta terrestre. Valanghe che non si sono fatte attendere, come quella che ha sommerso l’Hotel Rigopiano sul Gran Sasso, provocando, ad oggi, la morte di quattoridici persone, alle quali si aggiungono quindici dispersi.

Proprio nelle zone colpite dalle due calamità, anche se non all’interno dell’occhio del ciclone, vivono parecchi nocesi, alcuni per lavoro, altri come studenti delle facoltà universitarie di Marche e Abruzzo. L’emergenza non ha toccato molto le loro attività, però abbiamo chiesto loro una dichiarazione, la cui risposta è sembrata molto positiva sulla situazione.

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Alessandro Rossano

Alessandro Rossano è uno studente nocese presso la facoltà di Medicina e Chirurgia di Chieti. Al nostro giornale ha dichiarato: «da fuori traspare che la situazione a Chieti sia disastrosa, ma, come la maggioranza dei fuorisede, viviamo a Chieti Scalo che in questo periodo non versa in condizioni tragiche. La neve qui si è sciolta da giorni e non abbiamo avuto disagi importanti. Il terremoto invece riguarda ben altre regioni, noi qui sentiamo solo delle piccole scosse di rimando».

 

Maria Antonietta Lippolis
Maria Antonietta Lippolis

Diversa, invece, la dichiarazione di Maria Antonietta Lippolis, studentessa di psicologia presso la facoltà di Chieti, ma residente a Pescara, lo stesso paese in cui sono stati ricoverati i sopravvissuti dell’Hotel Rigopiano. «La neve si è avuta più a Chieti che a Pescara, dove ha sfiorato in alcune zone il metro, causando la chiusura di molti uffici pubblici e università. Qui a Pescara i disagi sono stati provocati dallo straripamento del fiume, il quale, insieme alle scosse di terremoto, ha causato forti rallentamenti alla circolazione, la mancanza della corrente elettrica e l’interuzione della linea telefonica. Fortunatamente ero con le mie coinquiline e con gli altri studenti fuorisede. C’è stata una collaborazione incredibile. Avendo purtroppo vissuto pochi mesi fa un’esperienza simile, durante le scosse di questi giorni, con le mie coinquiline, ci siamo tranquillizzate a vicenda. La cosa più incredibile, però, è stata la possibilità, attraverso un gruppo su Facebook, di metterci in contatto con tutti gli altri studenti che vivono in zone dove i disagi sono stati minori, i quali hanno ospitato coloro che erano rimasti senza acqua e senza corrente elettrica. Purtroppo durante questi eventi si tende a pensare che tali esperienze possano riguardare solo gli altri, ma mai noi. Ma queste disgrazie sono dietro l’angolo e possono capitare a chiunque. Però, nonostante la paura, non bisogna mai farsi prendere dal panico. Anzi bisogna aiutarsi reciprocamente ed essere positivi».

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