Droga e tossicodipendenza: l’illusione del benessere in un paio di piste di coca

NOCI – “Tutti dipendiamo da qualcosa: da un amore, da una donna, dagli amici, dall’alcol, dal sesso, dal potere. Il tossicodipendente non è un cane, è una persona fragile”. Con estrema semplicità e a ragione, il celebre Vasco Rossi ce l’aveva raccontata così. Sì, perché difficilmente ciascuno di noi basta a sé stesso e, davanti alle difficoltà della vita, o ti aggrappi a qualcosa o soccombi. L’atteggiamento resiliente, capace di trovare la forza per affrontare le avversità contando solo sulle risorse e sulle energie interiori, oggi, sembra un fantasmatico miraggio.

La parola “droga” deriva dal termine olandese “droog” e sta a significare “cosa secca”. Essa, insieme alla nicotina, si annovera tra le sostanze psicostimolanti in quanto agisce sul sistema nervoso centrale e tra quelle psicotrope poiché determina cambiamenti comportamentali e psicologici.

Quello della tossicodipendenza è un fenomeno allarmante e inarrestabile che continua paurosamente a crescere in Italia come nel mondo.

Dalla morfina all’eroina, dalla cocaina al crack passando per marijuana, hashish ed ecstasy. La droga la trovi ovunque: all’uscita del liceo, nei giardini dell’università, nei bagni delle discoteche. La compri, la usi, ti sballi. Pochi minuti di viaggio mentale che ti trasportano in paradisiache dimensioni. Alterazioni della coscienza, intensificazione delle emozioni, euforia, disinibizione. Inizi a farlo per gioco o per conformismo, poi ne prendi gusto finchè non puoi più farne a meno. E finchè non diventa un vero e proprio comportamento patologico.

I disturbi da uso di sostanze scientificamente riconosciuti sono la dipendenza e l’abuso. La prima è uno stato di asservimento alla sostanza che diventa pensiero ossessivo compromettente il normale funzionamento individuale, familiare, sociale e professionale. L’abuso si configura invece come grave disagio indipendente dal controllo della persona: essa si isola dalla rete sociale per essere esposta di contro ai problemi con la criminalità e con la magistratura.

Parafrasando psicologicamente il grande Vasco, la droga fungerebbe da modulatore degli affetti: una sorta di stampella che supplisce all’incapacità di un Io debole, poco strutturato ed incapace di prendersi cura di sé. Una strategia difensiva insomma che concretizzata in atipici rituali permette al tossico di proteggersi da angosce distruttive e regressive.

Data la complessità del fenomeno, la tossicodipendenza va combattuta intervenendo su più fronti attraverso un approccio multimodale che coaudiuva cioè varie discipline: l’équipe socio-sanitaria del SER.T., l’équipe socio-sanitaria dei dipartimenti di salute mentale, gli educatori e gli operatori di comunità, gli operatori sociali dei centri di ascolto.

Pertanto, non sottovalutate mai la gravità a cui si può giungere facendo uso di droga. Se proprio volete farvi di qualcosa, beh, fatevi d’amore.

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