Da un talent-show al palco nocese: il rapper Anastasio porta le sue rime in Piazza Garibaldi

NOCI – Classe 1997, vincitore di X Factor 2018, malinconico ed al contempo arrabbiato, meditativo e a tratti ribelle, Anastasio porta il suo tour estivo nella piazza Garibaldi nocese. È la seconda data dell’Animenote Music Festival, che ieri sera – mercoledì 21 agosto – ha condotto nel paese dei tre campanili il giovane rapper partenopeo, che ha divertito e emozionato una folla di persone. Lo show inizia poco dopo le 22 e regala un’ora intensa di pura energia.

La musica di Anastasio parla palesemente di sé eppure, o proprio per questo, parla di tutti, di tutti quei ragazzi del nuovo millennio che crescono sentendosi soli, rifiutati, mai sul pezzo, sempre altrove, chissà poi dove. “Eilà, mi presento”, sono le prime parole con cui l’artista esordisce sulle note di Clint Eastwood, seguite dal celebre brano Costellazioni di Kebab, che offre anch’esso una sorta di dichiarazione poetica: “vabbè non sono niente di speciale però rappo. Ecco questo lo so fare e in generale parlare mi riesce facile, ma solo con chi sa che sono fragile”. La fragilità è l’alfabeto privilegiato selezionato dall’artista, quello attraverso il quale delineare la propria identità e in cui incontrare chi ascolta la sua musica, riconoscendosi nei suoi testi.

anastasio-interno

È un inizio di concerto che funge proprio da presentazione, che procede sull’onda di Intro con il rapper che spiega “propongo rime attente senza freni alle mie ruote, propino testi pieni destinate a teste vuote”. Ed i suoi testi pieni lo sono per davvero, di crisi, di attualità, ma anche di arte senza tempo. Al pubblico propone infatti la sua messa in musica della novella verghiana Rosso Malpelo, storia di un giovane emarginato e maltrattato, che diventa occasione per riflettere sulle logiche universali e ingiuste della vita: “qui c’è una sola regola, tu devi essere scaltro e per salvare te, devi affondare qualcun altro. Picchia tu più forte o il mondo ti calpesta, mio padre che era buono, lo chiamavano bestia”.  Dai classici letterari si passa a stringenti problemi di cronaca, con Fuoco, in merito alla vicenda dei roghi sul Vesuvio. “Mi incazzai a vuoto, come sempre” – commenta in merito Anastasio, che porta poi la stessa rabbia nel pezzo La fine del mondo che ha avuto molta più risonanza. Queste rime, infatti, sanno di bisogno di una rivoluzione, di un’inversione di rotta, declinano un sogno di distruzione per consentire una rinascita nuova: “sogno una folla che salta all’unisono fino a spaccare i marmi, fino a crepare gli affreschi. Sogno il giudizio universale sgretolarsi e cadere in coriandoli, sopra una folla danzante di vandali”. L’urgenza di cambiamento, di un mondo diverso e nuovo, passa tra le voci e le mani che riempiono la piazza nocese e accompagnano, empatiche, l’artista.

anastasio-chitarraTante le tematiche toccate dal suo repertorio, capaci di esprimere non soltanto il disagio giovanile, come quando con Ho lasciato le chiavi propone un lamento coraggioso e al contempo spento di occasioni mancate, mentre canta “mi servirebbe quel coraggio per rincorrere una cosa già perduta, io non l’ho mai rincorsa” ed il medesimo malessere emerge anche in T.S.O., un’ “elogio alla follia in piena regola, ragione che si sgretola”. Momento più leggero, quasi di cabaret, è quello immediatamente successivo: si siede su uno sgabello, imbraccia la sua chitarra, racconta un po’di sé e con autoironia intona Il giro di do. Ma la veste in cui più si sente a suo agio è quella che lo fa saltare sul palco, come torna a fare con Correre, testo che ha presentato in anteprima allo scorso 69º Festival di Sanremo, con il suo solito smarrimento tra le vie dell’esistenza: “voglio lamentarmi, voglio i miei vent’anni; voglio delle scuse ed il rimborso danni”.

Durante la serata non sono mancate poi le sue “umilissime reinterpretazioni” – così le definisce Anastasio sul palco nocese – di grandi capolavori della musica italiana, da Mio fratello è figlio unico di Rino Gaetano a Generale di De Gregori, passando per La porta dello spavento supremo di Battiato e Another brick in the wall dei Pink Floyd. Riscrive questi mostri sacri della musica di tutti i tempi,  trascinandoli nel suo mondo, adattandoli alle sue tonalità, alla sua inquietudine, alla sua ribellione e alla sua fresca energia di ventiduenne.

Alle crisi adolescenziali dedica anche un intero brano, per l’appunto Un adolescente, che mette in rima quella fase delicata della crescita, sempre in bilico tra insicurezza e disobbedienza. È un filo sottile, quello sul quale si muove Anastasio, dal quale si corre il rischio di cadere come racconta in Autunno, rappresentazione icastica di quel periodo dell’anno e della vita in cui “tramonta presto, cadono le foglie, cadono le case, cadono le nuvole”.Infine, prima di congedarsi, il rapper-cantautore regala un suo pezzo inedito, intitolato Il poeta che non sa di che parlare, un dialogo tra cielo e mare, che presenta ufficialmente per la seconda volta nel suo tour. E questo suo primo tour estivo  giunge al termine proprio sul palco nocese, dal quale va via solo dopo aver risposto all’insistente richiesta di un bis, riproponendo La fine del mondo, mentre tutta la piazza balla e canta a squarciagola insieme a lui. E dopo questo concerto trascorso ai limiti della ribellione e della libertà, l’appuntamento con l’Animenote Music Festival è per stasera, con la black music di Mario Biondi, presso il Foro Boario.

Scaletta del concerto di Anastasio:

  1. Clint Eastwood
  2. Costellazioni di Kebab
  3. Intro (esercizio di stile)
  4. Rosso Malpelo
  5. Fuoco vicenda roghi sul Vesuvio, attualità
  6. La fine del mondo
  7. Ho lasciato le chiavi
  8. T.S.O.
  9. Il giro di do
  10. Correre
  11. Mio fratello è figlio unico
  12. La porta dello spavento supremo
  13. Another brick in the wall
  14. Un adolescente
  15. Generale
  16. Autunno
  17. Il poeta che non sa di che parlare (inedito)

Bis – La fine del mondo

anastasio-interno-2

Leave a Reply

Your email address will not be published.