“Capriccio nocese”: la vita (perduta?) dei luoghi

NOCI – Viaggio al centro della terra, anzi no, della città. Il borgo antico visto dall’occhio bionico di Luca Curci che lo ritrae con un vestito forse oggi sbiadito, dai colori non più netti, difficilmente distinguibili in un mondo pervaso dalla velocità internettiana e altre diavolerie hi-tech.

La memoria dei luoghi principali di Noci rievocata dalle immagini in bianco e nero richiamano ad un antico fervore che rendeva viva ogni cosa. Piazza Plebiscito come l’agorà greca, pullulare di gente, di pensieri e di parole, il sacro del falò di Santa Lucia e il profano dei comizi politici, la connessione di un paese-mondo che punta a sfatare il pregiudizio che vuole il dialetto come lingua subalterna perché parlata dal popolo.

Il Centro Studi dei Dialetti Apulo Baresi ripropone il 18 febbraio prossimo presso il Chiostro San Domenico (ore 18.30), “Capriccio Nocese”, short movie del giovane videomaker Luca Curci già proposto durante la serata dicembrina ed oggi arricchita con poesia, musica e pittura.

Mario Gabriele e Luca Curci
Mario Gabriele e Luca Curci

Un modo diverso di rivedere la storia dei luoghi nocesi. «L’impatto non sarà dei migliori – spiega Mario Gabriele in sede di presentazione alla stampa presso il caffè letterario di Rocco Rinaldi – in ogni scena non è presente la figura umana, nel centro storico il movimento è dato dal vento. Ma proprio lì fino ai primi anni del ‘900 si concentrava la vita. Quella piazza metteva in comunione la dimensione privata con quella pubblica, l’identità e la collettività, che nel video di Curci vengono descritti come luoghi di solitudine e desolazione, dettato da un forte cambiamento antropologico».

«Inizialmente il video non aveva uno obiettivo specifico – dice il giovane Curci descrivendo il suo lavoro – Con la telecamera ho voluto riprendere i luoghi che frequentavo da bambino e la scelta di riprendere a mezza altezza è dettata proprio da questo. Quei bambini che prima gremivano le stradine del centro storico, che giocavano, che ridevano, oggi sembrano essere scomparsi dietro computers e smartphone. C’è molta fotografia nel mio corto, una fotografia che per me è attesa, e in quell’attesa ho scoperto i luoghi del dialetto nocese».

La serata verrà arricchita dalla canzone francese di Cosimo (Mimino) Toro, cantante nocese emigrato all’estero, famoso negli anni ’70.

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